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Poltronista |
Politica: Nei miei sporadici post in tema politico ho sempre affermato che la politica mi appassiona ma, sicuramente, non i "politici" o presunti tali.
Questa mia personale repulsione si è rafforzata negli ultimi 30 anni.
Traendo spunto da un manifesto locale, nel quale noto la presenza di politici transitati da un colore politico ad un altro, sento una maggior insofferenza per i cosiddetti trasformisti.
Premessa indispensabile, a scanso di equivoci: cambiare partito in corso d'opera è consentito a tutti i livelli, dal Parlamento al Consiglio comunale dell'ultimo comune d'Italia.
Non è illegale, quindi, ma è quanto meno inopportuno e sconveniente.
Però, ancor più semplicemente e in una parola sola: è immorale.
Per carità , di esempi se ne possono fare a bizzeffe, ma quando accade e a qualunque livello, resta sempre un senso di amaro in bocca, di fiducia tradita.
E questo fa male.
Soltanto gli stupidi e i morti non cambiano mai opinione, aveva scritto qualcuno nel passato.
Quindi, è lecito e per certi versi doveroso mutare opinione su qualsiasi argomento.
Ma quando ci si rende conto di non essere più in sintonia con le posizioni di un partito (attraverso il quale, peraltro, si è arrivati in un'Istituzione pubblica e si è ottenuta anche una carica amministrativa), allora c'è una sola strada: prenderne atto e dimettersi.
Solo così non si tradiscono gli elettori che hanno avuto fiducia nella persona e nelle istanze di quella fazione politica.
Altre possibilità non ce ne sono perché trasformismo fa pericolosamente rima con opportunismo. E questo non va bene. |